Il mistero del tuffo d’amore di Saffo

Se andate a Leucade non perdetevi la gita a Capo Dukato. Anche se gli ultimi chilometri sono di sterrato lento e faticoso. Anche se una volta arrivati al faro, sporgendovi troppo su questi ottanta metri di strapiombo, potreste sentire negli ululati del vento e del mare là sotto misteriose Sirene che invitano la vostra anima a seguirle – nel vuoto prima, e poi negli abissi. Non perdetevi questa gita, non solo perché il luogo è mozzafiato, ma perché qui si è consumato un mistero rimasto irrisolto.

Tutto il Mediterraneo è ricco di località in cui si esibirono spericolati tuffatori del mito: Anteros, Molpadia, Parthenos, Deucalione, gli stessi Icaro ed Elleno… Ma queste scogliere a strapiombo hanno visto il tuffo forse più famoso: quello con cui Saffo pose fine alla sua vita.
Secondo la leggenda, la poetessa di Lesbo, follemente innamorata di un pastore di nome Faone, si sarebbe arrampicata sin quassù per il salto mortale finale, scomparendo per sempre fra i flutti. Così avrebbe chiuso la sua vita in coerenza a come l’aveva trascorsa: nel segno dell’amore passionale. Calzano come un guanto all’intera vicenda questi versi del suo collega Anacreonte:

«Saltando dalla Rupe Bianca, ubriaco d’amore
mi tuffo nelle spumeggianti onde del mare»

Storia affascinante, certo, ma non priva di zone d’ombra.
1. Perché la prima icona del movimento gay al femminile – se ancora si parla di “lesbiche”, è proprio per lei – avrebbe dovuto suicidarsi per un uomo?
2. Perché qua e non, appunto, a Lesbo?
3. E, soprattuttto: come giudicare altre testimonianze da cui apprendiamo che il “salto da Leucade” era una vera e propria ordalia: un giudizio divino, cioè, cui sottoporre i sospettati di crimini gravi? I malcapitati venivano portati quassù, dotati di ali posticce, quindi lanciati nel vuoto: se erano innocenti, il dio li avrebbe salvati. Ma in caso contrario …
Il tuffo di Saffo, insomma, pare nasconderci qualcosa.

La prova che non si sia trattato di un ’semplice’ suicidio si troverebbe però lontano da qui: a Roma, nella basilica sotterranea di Porta Maggiore. In questo tempio destinato a ospitare i rituali di una setta (orfico-pitagorica, forse), alla poetessa-tuffatrice è infatti dedicato un affresco che doveva offrire agli adepti modelli di comportamento spirituale da imitare – come gli altri alle pareti. Nessun dubbio, in questo caso: quel tuffo non è un gesto di morte ma, al contrario, un simbolo di rigenerazione e rinascita. Non una fine ma, al contrario, un inizio.

In fondo, chi di noi non ha il ricordo del brivido profondo provato almeno una volta in una situazione simile? Anche senza la spettacolarità di Capo Dukato – o del campionato di tuffi estremi sponsorizzato dalla Red Bull – tuffarsi in acqua è un rituale potentissimo. Presuppone una lotta (spesso violenta) fra volontà e dubbio; inscena un cambiamento di stato accompagnato da cospicui fattori di rischio: l’altezza, le temperature basse, le correnti, l’agguato di tronchi e altri relitti… Tutto quanto la nostra mente ha bisogno per visualizzare i momenti decisivi in cui la nostra vita prende forma: temere la fine, quasi sfiorarla e invece riaprire gli occhi e – meraviglia!- trovarsi davanti un mondo rinnovato.

Questo spiega anche perché proprio dal verbo greco che significa “immergersi, tuffarsi” – baptein – deriva il nome di un rituale fondamentale del cristianesimo: il battesimo La simbologia è chiara, anche se condensa il tuffo in poche gocce d’acqua: cristiano è colui che, lasciata la riva pagana della terra, immerge anima e corpo nella vita spirituale, e rinascendo così in Dio.

The Baptism of Christ
Piero della Francesca, Il battesimo di Cristo (1445)

Il mistero di Saffo potrebbe dunque risolversi così: la morte della poetessa potrebbe essere stata solo simbolica, il suo tuffo dalla rocca di Leucade solo il simbolo della rigenerazione psichica e mentale resa possibile a chi, come lei, era maestra sulla strada dell’amore.

Al di là della fitta nebbia di mistero su questa storia, se andate a Leucade non perdetevi per nulla al mondo questa gita al faro.
(E se vorrete meditare più comodamente su tutto ciò, approfittate della tranquilla psarotaverna a pochi passi da lì)

3 risposte a "Il mistero del tuffo d’amore di Saffo"

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  1. Ci siamo stati ieri, posto mozzafiato tanto quanto la strada per arrivarci!
    Consiglio a tutti di arrivare sino al Faro, altrimenti non si può dire di essere stati in questa isola semplicemente meravigliosa!
    Paolo e Valeria, 03.07.2022

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  2. mi chiedo se e quando, l’autore dell’articolo (peraltro molto interessante sul piano storico/artistico) sia stato a capo Dukato. Da molti anni c’è una comoda strada asfaltata, purtroppo, che arriva a pochi metri dal farò e la ψαροταβέρνα più vicina, Oasis, è a otto chilometri…così, per dovere di cronaca

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