L’isola di Poros: “una gioia quasi troppo grande”

Continuando a seguire Henry Miller nel suo viaggio alla scoperta della Grecia, un’altra pagina di intensa emozione è dedicata all’arrivo nella piccola isola di Poros, in compagnia di Katsimbalis, ovvero il colosso di Marussi. Qui la sublime e ineffabile esperienza della bellezza del paesaggio (e dei suoi abitanti) è tradotta ricorrendo ai simboli delle nozze sacre, con evidente allusione alla gioia dell’orgasmo – il che prima o poi doveva succedere, trattandosi pur sempre dell’autore di Tropico del Cancro.

«Arrivare a Poros dà l’illusione del sogno profondo. D’improvviso la terra converge da tutti i lati e il battello viene pigiato in uno stretto angusto da cui sembra non esistere uscita. Gli uomini e le donne di Poros si sporgono dalle finestre, proprio sopra la tua testa. Passi sotto le loro amichevoli narici, come se andassi a farti un taglio di barba e capelli per via. I bighelloni sulla banchina camminano alla stessa velocità del battello; se decidono di affrettare il passo possono andare più svelti. L’isola ruota i piani cubistici, l’uno di muri e finestre, uno di rocce e capre, uno di ispidi alberi e arbusti, e via dicendo. Laggiù, dove la costa s’incurva come una frusta, sono i limoneti selvatici e là in primavera giovani e vecchi impazziscono per la fragranza dell’alburno e dei fiori. Entri nel porto di Poros ondeggiando e mulinando, placido idiota sballottato tra alberature e reti da pesca, in un mondo che solo il pittore conosce e che egli ha fatto rivivere perché, come te, quando ha visto per la prima volta questo mondo, era ubriaco e felice e spensierato. Navigare lentamente per le strade di Poros è ritrovare il passaggio per il collo dell’utero. È una gioia quasi troppo profonda per ricordarla. È una sorta di intontita delizia che produce leggende come quella della nascita di un’isola da una nave colata a picco. La nave, il passaggio, i muri rotanti, il gentile tremore ondulante sotto il ventre del battello, la luce abbacinante, la verde curva serpentina del lido, le barbe degli abitanti sospesi sopra di te che ti penzolano sul cranio, tutte queste cose e l’alito palpitante di amicizia, simpatia, sostegno, ti avvolgono e ti incantano finché esplodi come una supernova e il tuo cuore si sparge dappertutto in una miriade di frammenti fusi.»

miller3

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