Karoly Kerényi

 

19/01/2017, 11:51

Oggi è il centoventesimo compleanno di un grande studioso del mondo antico che spesso ricordo in queste pagine, citandolo soprattutto per questo suo testo ’di divulgazione’:

kerenyi2

Se ho sempre sulla scrivania questo libro, per controllare (o scoprire) la trama di un mito, non è certo perché sia il più recente sull’argomento, o il più chiaro e comprensibile. Al contrario, amo la sua ricchezza e complessità, a costo di pagarle con qualche punto di domanda in più, nei miei pensieri. E del resto pochi antichisti del Novecento possono essere avvicinati a Kerenyi non solo per preparazione filologica ed erudizione, ma anche per la vastità dell’orizzonte culturale e dell’esperienza di vita.
Nato, appunto, nel 1897, studiò filologia classica dapprima a Budapest e poi in vari centri dell’impero austro-ungarico, entrando così in contatto con professori come Eduard Norden e lo stesso Wilamowitz. Ma fu soprattutto l’incontro con Erwin Rohde — l’autore di Psiche — a influenzarlo profondamente, orientando così i suoi studi verso la mitologia e la religione greca:

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Nel corso del tempo, le sue opere, l’originalità del suo metodo e i suoi vasti interessi culturali attirarono l’attenzione e l’amicizia di personalità al di fuori del mondo accademico, fra cui per esempio Thomas Mann con cui intrattenne un lungo e interessantissimo carteggio. Anche più importante, per i suoi studi e la sua stessa vita, fu il rapporto con Jung che, sin dal 1940, fece di Kérenyi il suo punto di riferimento per la mitologia greca — così centrale nel metodo psicanalitico che andava sviluppando. Tanto più stretto divenne poi il loro legame quando Kerényi, costretto ad abbandonare l’Ungheria per motivi politici, riuscì a trovare asilo in Svizzera proprio grazie all’interessamento dell’amico. Iniziò così una stretta collaborazione anche professionale testimoniata da importanti pubblicazioni:

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Impossibile rendere conto in un post della sterminata e poliedrica produzione scientifica dello studioso ungherese. Fra le opere tradotte in italiano mi limito a ricordare: Figlie del sole (1948), Il briccone divino (1965), Nel labirinto (1983) e il recente Il medico divino (2014).
Di altre avremo occasione di parlare prima o poi, in queste pagine.

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