… e allora saltando dalla rocca
di Leucade, mi tuffo nel bianco mare
ubriaco d’amoreAnacreonte, fr. 31 Page
Nell’antichità, il tuffo dalla Rocca di Leucade era un gesto estremo ‘mitico’ e leggendario in cui sarebbero culminati percorsi di amori folli e disperati, ma anche misteriose rinascite. Ancora più nota di questo frammento di Anacreonte è, per esempio, la vicenda della poetessa Saffo che, proprio gettandosi da qui, si sarebbe suicidata per l’amore non corrisposto del bel pastore Faone.
Ormai da qualche anno però, che i tuffi da grandi altezze siano un’emozionante sfida ai limiti della resistenza del corpo e della mente ce lo ricorda una marca di energy drink con un circuito di gare di tuffi estremi in tutto il mondo.
Che poi in quel pauroso gesto si possa ancora rintracciare il cortocircuito di pulsioni estreme — amore e morte — cui alludevano le storie degli antichi, ce l’ha ricordato proprio in questi giorni l’emozionante storia di uno di questi tuffatori: il cosentino Alessandro De Rose, vincitore una settimana fa della tappa di Polignano a Mare del circuito Red Bull, nonché, ieri, della medaglia di bronzo ai campionati mondiali di Budapest.
Per raccontare la storia d’amore e morte di questo bravo tuffatore non c’è nemmeno bisogno di parole. Bastano i tatuaggi incisi sulla sua pelle. E una fondamentale premessa: la morte e l’amore che vi ricorrono sono principalmente legati alla figura del padre, morto quando Alessandro aveva 14 anni — e diventare tuffatore era un sogno che la vita gli aveva chiesto di dimenticare.
Eccoli.
La Morte.
Un teschio messicano.
L’albero della vita (con inscritto il noime del padre)
Il segno zodiacale del padre.
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