“Lasciata la terra divina, esuli siamo …” (Eschilo, Supplici)

Sono tempi che non si può leggere una tragedia greca senza sentirsi continuamente accapponare la pelle. E sono brividi che nascono da una bellezza lontana e antica, certo, ma forse ancora di più dalla contemplazione di orrori sempre troppo attuali.
Forse ho sbagliato io a scegliere, di questi tempi, le Supplici di Eschilo.

«Zeus protettore dei supplici
volga benevolo il suo sguardo
a noi che su navi salpammo
dalle foci del Nilo dalla sabbia
sottile …»
(vv. 1-5)

Perseguitate in patria da un tiranno che voleva imporre loro un matrimonio odioso le Danaidi, che compongono il coro di questa tragedia, decidono di ribellarsi e di seguire il rischioso piano del padre Danao, definito “la pena più gloriosa”:

« fuggire solcando
l’onda del mare e approdare
alla terra d’Argo
da cui la nostra gente
trae origine» 

barconi.png

Così, giunte ad Argo, in uno spazio sacro ancora non lontano dal mare, le Danaidi guidate dal padre in veste di supplici si presentano al re, sperando in una vita migliore — in qualcuno che protegga la loro dignità, oltre che la loro vita.

«Vi è forse terra più benevola
di questa cui approdammo,
tenendo in mano i rami ornati di lana
propri di chi supplica?»

supplici3

«O città, o terra, o acque limpide
e voi, dèi della terra,
vendicatori e guardiani delle tombe
e tu Zeus Salvatore
protettore delle sacre dimore
accogliete questa schiera di donne che supplicano
e mite sia per loro il respiro di questa terra»

supplici2

 

4 risposte a "“Lasciata la terra divina, esuli siamo …” (Eschilo, Supplici)"

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