In fuga da un matrimonio imposto — e dalle violenze di genere (Eschilo, Supplici)

La trama sempre troppo attuale delle Supplici di Eschilo (di cui ho già parlato qui) si innesca per il rifiuto delle figlie d Danao di sottomettersi a un matrimonio loro imposto con violenza. Per evitarlo scappano dalla patria, l’Egitto, e cercano rifugio in Grecia, nella comprensione e umanità del re argivo Pelasgo.

«Posatevi sul luogo sacro, stormo di colombe
che sparvieri atterriscono, alati come loro,
maligno popolo consanguineo e profanatore!
L’uccello che si nutre di uccelli è impuro,
chiunque sposa quella che non vuole,
chiedendola a chi non vuole, è impuro;
chiunque faccia questo, neppure morto,
nell’Ade, può sfuggire all’accusa di follia»

(vv. 250 sgg.)

Vero, la tragedia delle “spose bambine” è d’attualità in paesi che ci paiono culturalmente lontani, non (più) da noi. Ma le indignate parole di Danao si applicano perfettamente anche a violenza domestica, stalking, stupri e ricatti sessuali, fino alla schiavitù e al femminicidio … insomma a ogni forma di violenza contro le donne con cui i media — quando non la vita — ci mettono ogni giorno a confronto.
femminicidio
Quel tipo dello sparviero che atterrisce la colomba, quel “popolo consanguineo eppure profanatore”, quei folli impuri condannati a restare tali anche dopo la morte non hanno mai smesso di andare in scena nemmeno da noi — sono una tragedia ancora nostra.

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