“Il più profondo segreto della vita”

«”Venga con me.” Si alzò, come se il tempo fosse essenziale. “Venga. Le mostrerò il più profondo segreto della vita. Venga.” Rapido, fece il giro del porticato. Lo seguii al piano di sopra. Qui mi spinse sulla terrazza.
“Vada a sedersi alla tavola. Con le spalle al sole.”
Un minuto dopo comparve, portando qualcosa di pesante drappeggiato in un asciugamano bianco. Lo depose con cautela in mezzo alla tavola. Poi tacque, si assicurò che io stessi guardando prima di togliere, gravemente, il panno.

Era una testa di pietra, difficile dire se di uomo o di donna. Il naso era mozzato. I capelli erano acconciati con un nastro, in due bande laterali. Ma la forza di quel frammento era nel viso, improntato a un sorriso trionfante, un sorriso che sarebbe stato presuntuoso se non fosse stato così pieno del più puro buion umore metafisico. Gli occhi erano leggermente orientali, allungati e, come constatai quando Conchis mise una mano sulla bocca, anche sorridenti. La bocca era ben modellata, infinitamente intelligente e infinitamente divertita.
“Questa è la verità. Non la falce e il martello. Né le stelle e le strisce. Non la croce. Non il sole. Non ying e yang. Ma il sorriso.”
“è cicladica, vero?.”
“Non importa che cosa sia. La guardi. La guardi negli occhi.”
Aveva ragione. La piccola cosa illuminata dal sole doveva avere un suo dio; o non tanto una divinità, quanto il fatto di aver conosciuto la divinità; di essere definitivamente sicura. Ma mentre la guardavo cominciai a provare qualcos’altro.
“C’è qualcosa di implacabile in quel sorriso.”
“Implacabile?” Venne dietro la mia sedia e guardò sopra la mia testa. “è la verità. La verità è implacabile. Ma non lo sono la natura e il significato di questa verità”
“Mi dica da dove viene.”
“Da Didima, in Asia Minore”
“Di che epoca?”
“Sesto o settimo secolo avanti Cristo”
Sedette sul parapetto, con le braccia incrociate.
“Mi domando se avrebbe avuto quel sorriso conoscendo l’esistenza di Belsen”
“Proprio perché loro sono morti, noi sappiamo di essere ancora vivi. Proprio perché una stella esplode e migliaia di mondi simili al nostro muoiono, sappiamo che il nostro mondo esiste. Questo è il sorriso: quello che potrebbe non essere è.” Un lungo silenzio. Poi lui disse: “Quando morrò, questa sarà accanto a me. è l’ultimo viso che voglio vedere.”

Da John Fowles, Il mago, Rizzoli 1968, pag. 157

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