Hypnos e Arianna

Il Sonno (Hypnos), figlio della Notte, è fratello gemello della Morte (Thanatos), dicevano gi antichi — che in entrambi veneravano divinità potentissime. Le ragioni del gemellaggio erano molte, in molti casi ovvie e non solo antiche. Per esempio potrà essere capitato anche a noi di invocare il sonno come unico efficace rimedio a un grande dolore. Magari dopo una storia d’amore finita male. Di desiderarlo — più o meno consapevolmente — come “immago della fatal quiete”, sua gemella. Magari persino di forzarlo con il ricorso a sonniferi e psicofarmaci. Può essere capitato. E forse proprio una situazione di questo tipo ispira la scena — ricorrente nella ceramica antica — di Hypnos che pietosamente aleggia sul capo di Arianna, nell’attimo fatale in cui Teseo si alza dal suo letto e l’abbandona.

Al Sonno e alla sua alata gemella è dedicata la sala XXIV del nostro Museo Immaginario.

Ora mi stenderò sul letto.
Dovresti toglierti gli abiti … Lo so. Non ho proprio la forza di farlo, però. Un’onda di debolezza m’invade. Spengo la luce … benzodia…zepine … Dovresti coprirti. Senti? Il tuo corpo è percorso da brividi.
E questo brusio di sottofondo?… Un’ondata di caldo si è abbattuta su Parigi … la ville lumière … un uragano sull’Honduras … non ho forza di spegnerla, la televisione … gli indici in discesa della borsa di Tokio … Non ho forza di spegnerla ma non importa, sento che ormai arriva … sì, benzodiazepine. Fa freddo. Sempre di più. Ma sento i suoi passi leggeri: il Sonno sta entrando dalla porta, senza bussare … Come sei bello! Adoro i tuoi occhi e il tuo sorriso. Come sei bello! Avvolgimi così, nel tuo abbraccio.

Statua di Hypnos, copia romana di originale greco di epoca ellenistica (British Museum)

«Sono qua, riesci a vedermi, Arianna? Le soffici ali, con cui volo sul mondo, sono una nuvola densa calata attorno ai tuoi capelli. Vieni fra le mie braccia, abbandona la testa sulla mia spalla, addormentati, così, in questa camera d’albergo, mentre ti culla il grigio brusio di un telegiornale …»

***

Rumore di vetri rotti … la bottiglia è caduta dal comodino… Tremo sempre di più. Guarda! Il whisky si allarga sul pavimento come una fredda onda di marea. Circonda i frammenti sparsi dello specchio… come lastroni di ghiaccio …

«Ma tu resta con me, Arianna, non scioglierti dal mio abbraccio. Non pensare. Non pensare ad altro. Lascia che lui se ne vada. Lascia che sollevi la testa dal cuscino (i suoi bei capelli neri), cercando di uscire senza svegliarti. Lascia che esca come un ladro dal tuo letto caldo, dalla vostra alcova di appassionati amanti. Lascia che al buio e nel silenzio si rivesta come un ladro. Tu resta con me Arianna, continua a dormire. Sì continua, sulla mia spalla ….»

Passi sul pianerottolo che si allontanano … passi strascinati pesanti … potrebbe essere la solitudine di un vecchio che torna alla sua camera. Fuori dalla finestra, il luminoso caos elettrico della città. Ma ho sempre più freddo ….

«Si veste in silenzio … apre la porta … esce dalla tua vita, Arianna. Una dea lo ha chiamato con voce imperiosa. Una dea lo ha chiamato, a cui non può resistere. Tu resta con me, Arianna, continua a dormire. Ti porterò ovunque vorrai. Devi soltanto tenere chiuse le palpebre sulla luce dei tuoi occhi. Occhi di luce, occhi di bambina curiosa. Spiegherò le ali e ti porterò con me, ovunque vorrai»

Un suono acuto, intervallato, che non dà pace alla corteccia cerebrale … La Dottoressa è fuori …. Lasciate un messaggio … Non preoccupatevi, la dottoressa sa quello che fa … Nessuno si preoccupi … Io non mi preoccupo. Perché dovrei? Lui mi ama, lo so. Non mi lascerà mai.

«Verrà l’alba. Alba tragica … tragica alba … L’alba che reca la luce di un giorno nuovo. Ma tu resterai con me, Arianna, se vorrai, per sempre. Allora, assumerò per te ogni forma che vorrai. Sarò l’eroe Teseo e ci ameremo senza fine, come mai uomo e donna … vivremo felici, avremo … e tutto sarà perfetto».

I fratelli gemelli Thanatos e Hypnos trasportano il corpo di Sarpedone nel Cratere di Eufronio (Museo di Villa Giulia, Roma)
Hypnos e Thanatos trasportano il corpo di Sarpedonte (Cratere di Eufronio, Museo di Villa Giulia a Roma)

Non sento più niente.
Il traffico sulle strade … niente. Nemmeno il grigio ronzio della televisione. Fa freddo. Sempre di più … l’odore di whisky, è sempre più penetrante … mi nausea. Ma lui non mi lascerà mai. Anche ora, sento il suo abbraccio. Tengo la sua mano calda e forte fra le mie mani fredde e sottili. Non mi lascerà, lo so. Non mi lascerà mai. Sarà al mio fianco domattina, come sempre, sarà al mio fianco dopodomani, quando riaprirò gli occhi. Non ci sarà un’altra donna a dividerci, nemmeno una dea … Preferirei non svegliarmi. Preferirei continuare a dormire, dormire, dormire.

Dove sono?
Lastroni di ghiaccio staccati dalla banchisa … galleggiano sul mare gonfio, cupo, sospinti dalle correnti e dai venti. Non c’è nessuno … non c’è nulla … solo un vento gelido e forte che spazza tutto e sposta cumuli di neve. Strano però … il vento non dà suono.
Ovunque è solo Silenzio.

Ora ti vedo, Amore. Appoggio la testa stanca sulla tua spalla … la tua soffice ala l’avvolge. Non mi scioglierò più dal tuo abbraccio.

Lastroni di ghiaccio … sul gonfiore del mare … e il vento che spazza … gelido … il niente … della banchisa …

Affresco dalla Villa Arianna, a Pompei

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