A partire da un famoso passo di Senofonte, una riflessione sull’importanza salvifica di rivedere il mare dopo un lungo viaggio, dopo una guerra, dopo un brutto momento della propria vita oppure — come quest’anno — dopo un lungo lockdown
Greco e latino per tutti i gusti
A partire da un famoso passo di Senofonte, una riflessione sull’importanza salvifica di rivedere il mare dopo un lungo viaggio, dopo una guerra, dopo un brutto momento della propria vita oppure — come quest’anno — dopo un lungo lockdown
Non so quanto siano ancora letti i Dialoghi con Leucò, capolavoro di Cesare Pavese pubblicato nel 1947; quanto, per esempio, i professori ne consiglino la lettura ai loro studenti. Per ovvi motivi non sarà come fino al XX secolo, che quel libricino era irrinunciabile nella biblioteca di un intellettuale (e ancora questo termine non era così fuori corso e tedioso).
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Non sapevo che Dino Buzzati, oltre a un posto importante nella storia della letteratura del ’900, ne avesse uno anche in quella della graphic novel. Eppure è così grazie al suo Poema a fumetti, scritto e disegnato nel 1969. Il motivo per cui ce ne interessiamo qui è che la storia traspone nella Milano di quegli anni il mito di Orfeo.
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Rileggendo il capolavoro di Michail Bachtin su “L’opera di Rabelais e la cultura popolare“, a un certo punto — fra maschere carnevalesche, buffoni, corpi grotteschi, banchetti pantagruelici e disumani e poi, a profusione, bocche e altre parti anatomiche spalancate e provocanti — mi sono ritrovato davanti al mondo meraviglioso e incantato delle “grottesche”. Continua a leggere “La verità, ditemi, sulle “grottesche””
C’era una volta un post — tanto tempo fa — in cui raccontavo il fascino di un libro dedicato a quel tipo specifico di natura morta (o meglio “vanitas”) definito “homo bulla” dagli storici dell’arte: le rappresentazioni pittoriche o a stampa, cioè, in cui la caducità della vita umana veniva simbolicamente rappresentata dalla vita breve, fragile e illusoria delle bolle di sapone. Continua a leggere “L’”homo bulla” nel Satyricon di Petronio”
Atque in perpetuum, frater
Quanto inverno, quanta
neve ho attraversato, Piero,
per venirti a trovare.
Cosa mi ha accolto?
Il gelo
della tua morte, e tutta
tutta quella neve bianca
di febbraio – il nero
della tua fossa. Continua a leggere “Caproni incontra Catullo”
Un altro bellissimo diario di viaggio in Grecia — accanto al più volte ricordato “Colosso di Marussi” di H. Miller — si deve a quello straordinario personaggio (e scrittore) che fu l’inglese Patrick Leigh Fermor. Si intitola “Mani. Viaggi nel Peloponneso” e fu pubblicato per la prima volta nel 1958, anche se gli eventi narrati risalgono ad alcuni anni prima (in italiano è tradotto da F. Salvatorelli per Adelphi). Continua a leggere “Consiglio per una calda sera d’estate, davanti al mare greco”
Nel 1949 usciva il libro più famoso di uno dei più famosi studiosi di mitologia comparata del Novecento: L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell (prima edizione italiana nel 1958, per Feltrinelli), Continua a leggere ““L’eroe dai mille volti” di J. Campbell”
Un’affollata sala del Museo Immaginario è destinata a raccogliere ed esporre antiche opere d’arte che — nella realtà o (più spesso) in una dimensione fantastica — hanno legato nome e immagine a terribili eventi o leggende. Continua a leggere “La Venere assassina di Prospere Mérimée”
Uno dei capitoli più interessanti del libro che Giovanna Bandini ha dedicato ad alcune pioniere dell’archeologia al femminile nell’Egeo (ne ho già parlato qui, a proposito di Margherita Guarducci) è il terzo, in cui si ricostruisce il ruolo storico e il personaggio di una coraggiosissima americana: Harriet Boyd (1871-1945). Continua a leggere “Alla ricerca dell’invisibile: storia dell’archeologa che portò alla luce Gournià”