«Diamo un fuggevole sguardo a tutte queste cose: a questo cielo luminoso, a quei lontani monti turchini, alle rovine etrusche romane, cristiane, alla raccolta di famosissime statue nella sala, con la speranza di mettere il lettore in quello stato d’animo che tanto spesso a Roma si prova. è un vago senso di ponderosi ricordi, la percezione così pesante e intensa d’una vita trascorsa, di cui questo luogo fu il centro, che il momento presente ne viene scacciato o compresso e le nostre faccende e interessi personali non sono qui che la parvenza di una realtà che altrove gli appartiene […]
Continua a leggere “Il ‘sentimento di Roma’ secondo Hawthorne”Mia madre, dieci minuti ancora
In un brevissimo racconto di qualche anno fa l’americano David Leavitt affronta un tema ben noto alla letteratura antica, a partire da Omero: incontrare la propria madre dopo la morte.
«La telefonata arrivò. Dopo mesi di laboriose trattative era stato finalmente programmato un incontro con mia madre, morta da tre anni. L’appuntamento era alle dieci di quella mattina all’Aquatic park, vicino al campo da bocce dove si ritrovavano gli Italiani di una certa età»
Continua a leggere “Mia madre, dieci minuti ancora”Pastorale greca, per flauto d’osso e sorriso
Che gli antichi individuassero una forma di eden nella vita dei pastori ce lo ricordiamo ancora noi moderni quando (sempre più raramente) utilizziamo parole come “bucolico”, “pastorale”, “arcadia”. E in effetti nelle arti visive non meno che in tanta letteratura il locus amoenus per eccellenza è dove un pastore si ferma per pascolare le sue greggi: l’ombra di un albero o di una grotta, l’erba tenera su cui distendere le membra (solo o in dolce compagnia), l’acqua di un ruscello e di un laghetto sotto un cielo mite, con qualche nuvola e volo di uccelli. A questi elementi ne vanno aggiunti poi almeno altri due più difficili da rappresentare con parole o linee e colori: i profumi e la musica (“pastorale”, appunto) di uno strumento a corde o di un flauto.
Continua a leggere “Pastorale greca, per flauto d’osso e sorriso”“Piantare in Asso” (o a Rangoon) la propria donna: “Il tango del vedovo” di Neruda
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La figura archetipica dell’uomo che, nel cuore della notte, stando attento a non fare rumore s’alza dal letto in cui la propria donna è sprofondata nel sonno, si veste, raggiunge la porta con le scarpe in mano, la apre come fosse un ladro, quindi se la chiude alle spalle per dileguarsi per sempre è degnamente rappresentata nella mitologia greca dall’eroe del labirinto e del Minotauro, l’ateniese Teseo.
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Uno degli incontri di boxe più memorabili del mondo antico ebbe luogo durante le Olimpiadi del 212 a.C. Deve la sua fama non tanto alla leggendaria forza e tecnica del pugile che ne fu protagonista quanto al fatto che questi, a un certo punto dell’incontro (precisamente quando le cose si stavano mettendo male per lui) smise di combattere per rivolgere al pubblico un discorso semplice e illuminante, di grandissima rilevanza politica. Tant’è vero che la cronaca di quell’incontro ci è tramandata da Polibio, ovvero uno degli autori più attenti agli aspetti politici e istituzionali della storia.
Continua a leggere “3. Il pugile oratore (Cronache da Olimpia)”La verità, ditemi, sulle “grottesche”
Rileggendo il capolavoro di Michail Bachtin su “L’opera di Rabelais e la cultura popolare“, a un certo punto — fra maschere carnevalesche, buffoni, corpi grotteschi, banchetti pantagruelici e disumani e poi, a profusione, bocche e altre parti anatomiche spalancate e provocanti — mi sono ritrovato davanti al mondo meraviglioso e incantato delle “grottesche”. Continua a leggere “La verità, ditemi, sulle “grottesche””
L'”homo bulla” nel Satyricon di Petronio
C’era una volta un post — tanto tempo fa — in cui raccontavo il fascino di un libro dedicato a quel tipo specifico di natura morta (o meglio “vanitas”) definito “homo bulla” dagli storici dell’arte: le rappresentazioni pittoriche o a stampa, cioè, in cui la caducità della vita umana veniva simbolicamente rappresentata dalla vita breve, fragile e illusoria delle bolle di sapone. Continua a leggere “L’”homo bulla” nel Satyricon di Petronio”
“L’eroe dai mille volti” di J. Campbell
Nel 1949 usciva il libro più famoso di uno dei più famosi studiosi di mitologia comparata del Novecento: L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell (prima edizione italiana nel 1958, per Feltrinelli), Continua a leggere ““L’eroe dai mille volti” di J. Campbell”
Su come nasce l'”ostilità” — dalla società al suo vocabolario
“Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee” di Emile Benveniste (1902-1976) è un libro stupefacente e grandioso per intelligenza e dottrina, un monumento della linguistica storica che ripaga dell’ovvia difficoltà della lettura con lo spettacolo unico del contemplare, nella storia di una parola, il caleidoscopio di secoli di evoluzione di costumi, idee, pensieri all’interno di una società. Continua a leggere “Su come nasce l’”ostilità” — dalla società al suo vocabolario”
In fuga da un matrimonio imposto — e dalle violenze di genere (Eschilo, Supplici)
La trama sempre troppo attuale delle Supplici di Eschilo (di cui ho già parlato qui) si innesca per il rifiuto delle figlie d Danao di sottomettersi a un matrimonio loro imposto con violenza. Per evitarlo scappano dalla patria, l’Egitto, e cercano rifugio in Grecia, nella comprensione e umanità del re argivo Pelasgo. Continua a leggere “In fuga da un matrimonio imposto — e dalle violenze di genere (Eschilo, Supplici)”