Hypnos e Arianna

Il Sonno (Hypnos), figlio della Notte, è fratello gemello della Morte (Thanatos), dicevano gi antichi — che in entrambi veneravano divinità potentissime. Le ragioni del gemellaggio erano molte, in molti casi ovvie e non solo antiche. Per esempio potrà essere capitato anche a noi di invocare il sonno come unico efficace rimedio a un grande dolore. Magari dopo una storia d’amore finita male. Di desiderarlo — più o meno consapevolmente — come “immago della fatal quiete”, sua gemella. Magari persino di forzarlo con il ricorso a sonniferi e psicofarmaci. Può essere capitato. E forse proprio una situazione di questo tipo ispira la scena — ricorrente nella ceramica antica — di Hypnos che pietosamente aleggia sul capo di Arianna, nell’attimo fatale in cui Teseo si alza dal suo letto e l’abbandona.

Al Sonno e alla sua alata gemella è dedicata la sala XXIV del nostro Museo Immaginario.

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Naufragare nel mare e nel vino

Per almeno due motivi il cosiddetto “cratere del naufragio”, conservato al Museo archeologico di Pithecusae (Ischia), è un reperto di valore storico enorme: essendo databile alla seconda metà dell’VIII sec. a.C., costituisce il più antico esempio di pittura vascolare figurata finora rinvenuto in Italia; inoltre, la rappresentazione del naufragio che vi campeggia ha pochissimi riscontri in tutta l’arte arcaica e classica ed è per questo tanto più preziosa.

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Mishima, l’Auriga e il miracolo greco

«La testa dell’Auriga ha un’originalità diversa dalle teste marmoree delle epoche posteriori, esprime la giovinezza semplice di un mortale che non assomiglia a nessuna divinità. Il volto mi pare ancora più bello di quello dell’Apollo. Non c’è traccia di divino, il pudore al posto dell’arroganza e la purezza al posto della lussuria sprigionano profumo. Il pudore del vincitore, la purezza luminosa: quanto tale espressione di verità ci colpisce nel cuore! L’arte, assai più che di un soggetto oscuro o serio, è espressione di un’imperfezione»

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“Il più profondo segreto della vita”

«”Venga con me.” Si alzò, come se il tempo fosse essenziale. “Venga. Le mostrerò il più profondo segreto della vita. Venga.” Rapido, fece il giro del porticato. Lo seguii al piano di sopra. Qui mi spinse sulla terrazza.
“Vada a sedersi alla tavola. Con le spalle al sole.”
Un minuto dopo comparve, portando qualcosa di pesante drappeggiato in un asciugamano bianco. Lo depose con cautela in mezzo alla tavola. Poi tacque, si assicurò che io stessi guardando prima di togliere, gravemente, il panno.

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Nel labirinto di Borges (MUSEO IMMAGINARIO- Sala XXX)

La sala del Museo Immaginario dedicata al mito del labirinto è uno spazio da hangar, o il solaio di un’immensa casa colonica poco abitata, o piuttosto l’ufficio oggetti smarriti di qualche enorme stazione – un labirinto essa stessa, comunque, dove è dato trovare davvero di tutto, da una bipenne cretese a un cellulare smarrito in metropolitana Continua a leggere “Nel labirinto di Borges (MUSEO IMMAGINARIO- Sala XXX)”

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