Mentre allestivo la teca del Museo Immaginario dedicata alla rappresentazione di una Menade spinta da un Satiro sull’altalena (qui) e cercavo dunque altri paralleli iconografici per quella scena, ho avuto una visione emozionante.
Almeno fino alla rivoluzione tecnologica, l’altalena è stato uno dei giochi più diffusi ed importanti del mondo infantile, cui abbiamo giocato tutti, senza distinzione di sesso. Come mai, allora, se uno clicca “altalena” nell’immaginario della cultura occidentale viene fuori solo e soltanto un tipo iconografico — una Pathosformel, per dirla con Aby Warburg ?
Eccola, in una veloce e vertiginosa carrellata.
CRETA PREISTORICA:

ATENE CLASSICA:

PITTURA MODERNA


NEL CINEMA:

STREET ART;
Sembra quasi di essere di fronte a una potente legge non scritta del nostro linguaggio simbolico: dalla Creta preistorica alla New York di Banksy, quasi senza eccezione, sull’altalena deve sedere una ragazza giovane e attraente — un’adolescente di spirito, se non d’anagrafe — e ogni cosa intorno a lei deve fare capire che l’ebbrezza del gioco che sta facendo è solo simbolo di un’ebbrezza più profonda: la vertigine che le fa (o le farà) provare il gioco dell’amore, e del sesso.
Al punto che, nella storia dell’arte, diviene quasi impossibile trovare un’immagine iconica di un ragazzo in altalena o, tantomeno, di un uomo adulto o di una vecchia — a meno che non sia con evidente significato ‘carnevalesco’ come in questo divertente dipinto di Tiepolo:

Se dunque una tale legge esiste, da che cosa nasce e su quali meccanismi psicologici si fonda?
Oh, a quante domande non risponde “Yahoo answer” — e nemmeno Wikipedia!!
Per fortuna ci pensa il mito greco, molto ben ferrato anche in fatto di altalene.
L’importanza simbolica di questo gioco nella Grecia antica è testimoniata dal fatto che, nell’Atene classica, veniva celebrata ogni anno una “festa delle altalene”: le aiora. Il mito che, attraverso quella festa, si ricordava era legato al culto del dio per eccellenza dell’ebbrezza: Dioniso. Era, però, di tono tutt’altro che spensierato e giocoso.
Ricordava infatti la triste vicenda della giovane e bellissima Erigone, amante del dio, impiccatasi ad un albero, per l’orrenda cattiveria che gli Ateniesi avevano consumato contro il padre Icario, uccidendolo. Dioniso allora, volendo vendicare lei e il padre, gettò sulla città una specie di incantamento per cui tutte le adolescenti, impazzite, seguivano l’esempio di Erigone, lasciandosi dondolare dagli alberi, come strani frutti.
Se dunque, nel linguaggio del mito e del rito, le altalene simboleggiavano l’impiccaggione di giovani ragazze, come si passa da qui alla legge iconografica che ci interessa?
Nelle Aiora, in effetti, gli studiosi non hanno dubbi ad individuare un rito di passaggio, al femminile, fra età della giovinezza e invece della maturità sessuale. Da una parte, dunque, la morte è quella simbolica della bambina che lascia il posto alla donna/moglie. Dall’altra nella pazzia si individua — all’interno di una società notoriamente maschilista — il pericolo cui va incontro la donna che non risolva (di fatto nel matrimonio) le crescenti pulsioni emotive e sessuali.
L’esempio più clamoroso e artisticamente riuscito del tragico simbolismo dell’altalena è offerto dalla Fedra di Euripide (428): dell’amore impossibile per il figliastro Ippolito la regina fa una vera e propria malattia che, in un’altalena di vertiginose emozioni, la porta a febbre e vaniloqui e a una vera e propria pazzia — il cui tragico ed inevitabile esito è, appunto il suicidio.
Occorre forse ricordare, a questo punto, che la parola “isteria” deriva dal termine greco che indicava l’utero (hystera)?
Scendo bruscamente da questi affascinanti giri sull’altalena dei secoli con una confessione. Raramente come scrivendo di questa legge (SE è una legge) ho provato così forte il brivido di essere, in fondo, non così distante da qualcuno che viveva (e amava) su un’isola dell’Egeo, circa 3500 anni fa.
P.S.: recentemente è stato dedicato un libro al tema dell’altalena come gioco sacro e al mito strettamente connesso di Erigone, in cui sarà facile anche rintracciare altra bibliografia per approfondimenti (in primis, il rimando a un bellissimo libro di Caillois): L’altalena, di Raffaele K. Salinari
Una pagina stupenda, come il sito
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Grazie davvero Laura!
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